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"Campi a grano, pascoli naturali, e maggesi lavorati alla profondità di un palmo... si può esaminare a cavallo per cinque o sei ore da una città a un'altra e non mai vedere un albero, non un arbusto. Si sale e si scende, ora passando per i campi, ora arrampicandosi per sentieri scoscesi e rovinati dalle acque; si passano i torrenti, si valicano le creste dei poggi, valle succede a valle; ma la scena è sempre la stessa: dappertutto la solitudine, e una desolazione che vi stringe il cuore". La descrizione del Sonnino, così pittoresca, non tocca che di sfuggita gli aspetti fisici del paesaggio siciliano: i monti, i torrenti, la natura geologica del terreno, le case dei contadini; lo scrittore vuole per prima cosa mettere in rilievo il contrasto esistente tra il latifondo deserto e arido e quella fascia di terra che è attorno ai grossi borghi rurali, dove si accentra la popolazione contadina. Qui d'un tratto la campagna si anima di verde e di fiori, mentre si vedono sulle strade ripide addossarsi le povere case dei contadini.